"Come ieri"

24.06.2023

" Ho ricominciato a contare i passi "…o forse non ho mai smesso. Ho semplicemente combattuto per un po' con me stesso perché non lo facessi…a voce alta almeno…e qualche volta ho vinto. Grazie alle sedute del mercoledì pomeriggio ora riesco addirittura a camminare a testa alta non curandomi di calpestare le line di cemento che separano una piastrella dall'altra. Devo essere proprio guarito insomma. Almeno così i medici hanno detto a mia madre: "La terapia funziona…sta facendo effetto". Lei pensa che, effettivamente, è un po' che non prendo a pugni chiunque incontri per strada…e il lavoro, tutto sommato, va. Quello che non sa, almeno credo, è che io mi sento confuso, smarrito, forzatamente privato di quel disturbo ossessivo compulsivo che mi appartiene e che mi tiene compagnia da sempre…e senza il quale, maledizione, non sono più in grado di scrivere…nulla…zero…come se avessi scoperto di non avere più felicità, né da ricevere né da dare. Osservo i fogli bianchi che mi girano intorno increduli di non poter più riaccogliere tutta la vita che finora gli ho regalato! E così, mi perdo …e resto immobile. Rovisto tra i mille cassetti della memoria…c'è disordine, un silenzio assordante, il vuoto. Penso a mio padre, a quel giorno, a quell'istante in cui capì di non poter più frenare, che era troppo tardi per cambiare idea…e salvarsi…o forse no, aveva scelto, scelto di non tornare indietro. Già, perché cambiare idea non è semplice, non basta la volontà, bisogna trovare l'attimo giusto e, soprattutto, è indispensabile avere una meta di riserva verso la quale "dirottare". "Avrà urlato mio padre, per darsi coraggio? Forse per una volta anche lui avrà avuto paura…" La stessa che provo io in questo momento…paura e curiosità. La porta del tuo studio è aperta, papà. Mai lo è stata prima d'ora. Entro. Quanto tempo è passato! Mi guardo intorno, perché dentro …è buio. Non vedo che una sedia impolverata e quattro pareti zeppe di ricordi di una vita non vissuta. Anni trascorsi a raccontare sottovoce una storia che forse nessuno mai avrebbe letto ma che per chi l'ha scritta è stata ed è "vita"…anche ora che la vita non c'è più; poche pagine, ma un grande, forse l'unico, atto d'amore silenzioso, vissuto in solitudine, tra giorni e notti che si sono rincorsi senza sosta portandosi via quei pochi flash della "nostra" memoria, frammenti di ricordi di quando tutto era diverso…di quando io e te, papà, ancora sorridevamo, di quando ero bambino e, tenendomi la mano, mi aiutavi a saltare più in alto degli ostacoli che mi sembravano insormontabili…di quando io e te…contro tutto, contro tutti… eravamo invincibili. Il telefono squilla. Apro gli occhi… e sono qui, papà, seduto sul mio letto, nella stanza 27. Oggi è martedì, uno come tanti. Ho il turno in lavanderia…è questa la novità. Guardo fuori dalla finestra. Piove. Silvia aspetta un figlio dal suo ex, una bambina. Nascerà a Marzo…come la primavera. Ludovica tornerà presto a trovarmi, lo so, forse già domani, per insegnarmi come si baciano le donne sposate. Il telefono continua a squillare, come tutti i giorni a quest'ora: "Pronto…"- rispondo. E' la mamma, che, asciugandosi le lacrime, mi dice: "come sta il mio " ragazzo d'oro"? " Resto in silenzio. Ha smesso di piovere. Lei continua: "Sei felice?". "Come ieri" – le rispondo, poi, come ieri, sorridendo…metto giù!

Fabio Amazzini