"Intermittenza emotiva"

23.11.2023

1995. Maggio. Una mattina come tante, una di quelle in cui il sole ti riscalda anche i pensieri e li spinge oltre l'incertezza e la paura di un futuro ancora tutto da scrivere e da scoprire. Eh già, perché a 16 anni sei tutto ed il contrario di tutto…e ti va bene così. Stringi la tua vita in un pugno e credi di essere il solo a decidere se farla scivolar via tra le dita o tenerla stretta, a te, per sempre. "Noi andiamo al mare" – disse Claudia mettendo in moto lo scooter - "Oggi il Prof di Filosofia interroga e non ho alcuna intenzione di farmi rovinare la giornata. Chi mi ama, mi segua. Diversamente, vi voglio bene uguale". E così si allontanò da noi, senza possibilità di replica, senza neanche darci il tempo di salutare, senza neanche tirar via gli occhiali da sole, per un ultimo "Ciao". Da allora, ogni giorno…tutti i giorni, nella mia mente, un lento susseguirsi di: "non devo pensarci", "è assurdo", "uff…ma perché?", "chissà come sarebbe andata se solo…". Mi soffermo, sorvolo, mi assento, mi perdo, ci sono… e a volte neanche me ne accorgo. Eh già, perché, in fin dei conti, altro non siamo che ciò che non diciamo apertamente, ciò che non ci raccontiamo, almeno fin quando non ne troviamo il coraggio…e tra Claudia e me, è così che andava… è sempre andata così: ci scrivevamo con gli occhi… ma non parlavamo… non più. Forse perché le parole giuste si rivelano soltanto quando è troppo tardi, quando non c'è più tempo e modo di rimediare, ed io, non me ne sono mai preoccupato più di tanto. Mi son sempre detto: "Tanto c'è tempo, ce n'è di tempo". E pur partendo dalla convinzione e dall'assunto di essere io quello "difettoso", impegnato a trovar fuori quello che mi mancava dentro, mi sono sempre fidato del "naturale corso degli eventi", convinto che prima o poi avrebbe messo a posto le cose, avrebbe dato un senso ad ogni situazione lasciata in sospeso. "Tanto c'è tempo, ce n'è di tempo" - mi ripetevo, come in un "loop emozionale", seduto su quel muretto che trasudava vita, incisa a colpi di pennarello. E ci son rimasto a lungo, anni, seduto lì, in quel posto dai mille sorrisi scolpiti nel tufo e forse, un pezzetto piccolissimo di me ci è rimasto per sempre, a guardare il mare, a giocare con le nuvole e con le parole. E quando voglio, chiudo gli occhi e ci ritorno: "Oh, andiamo a fumà?" – mi diceva facendo un passo verso di me. "No, grazie, sto provando a smettere … e anche tu dovresti lasciar perdere" - le rispondevo indietreggiando. Ad uno come me, è vero, le cose non andrebbero dette mai ad alta voce…perché, "cazzo", perdono di valore e non mi ci soffermo su. Forse uno sguardo, l'accenno di un sorriso, sarebbero bastati perché io capissi. Ma a volte, è davvero un gran casino! Lo so, qualche volta scelgo di essere "disattento" per poter andare, ad istinto, contro ciò di cui ho bisogno. Anticonformismo indotto. Intermittenza emotiva. "Rido, piango, piango, rido" senza alcun confine, senza sfumature. Autolesionismo programmato e produttivo. Un "sano" controsenso, uno dei tanti su cui si regge il mondo, uno di quelli su cui ognuno costruisce il suo cammino. Ed io, di fare diversamente, proprio non ne sono capace. Del resto la vita è piena di decisioni difficili…e le più insidiose sono quelle che siamo chiamati a prendere inconsapevolmente. Ognuno, alla fine del giro, farà i conti con la sua coscienza …e Amen. Certo fa impressione rivedere la propria vita dall'esterno e mettere in conto la possibilità di non averci capito un bel niente.

"Oh, andiamo a fumà?"- mi ripetè Claudia.

"Ma si, accendine una anche per me, che forse domani smetto".

Fabio Amazzini